martedì 26 maggio 2020

Giorno 8

La notte che chiude la prima settimana insieme, Carl decide di trascorrerla integralmente in mia compagnia. Non so di preciso dove abbia deciso di porsi, se dietro la tenda o da qualche altra parte... ma comunque è in camera insieme a me.

Sono circa le 2 di notte quando, in un estro giocoso, decide di aggredire il tiragraffi. La foga con la quale attacca quel poveraccio mi fa simpatizzare per il tiragraffi, per quanto, ovviamente, non possa che essere felice per il fatto che Carl si dia da fare in quel modo, con me nella stessa stanza fra l'altro, dimostrando ogni giorno un po' più di intraprendenza.

Sono circa le 4 di notte quando, poi, attacca con il concerto per solo miagolio. E, come mi ero ripromesso, decido di alzarmi per andare a verificare cosa stesse accadendo, rivolgendomi verso di lui con tono sereno. Se a livello di cibo la situazione non è ancora tragica, a livello di sabbietta Carl ha prodotto tanta cacchina da non riuscire letteralmente più a coprirla.
Per questo ipotizzo che il motivo della lamentela fosse la sabbietta, intervenendo prontamente a ripulirla e a rimettere tutto a posto prima di tornare a letto. Carl sembra soddisfatto, ritornando anch'egli prontamente in camera e lì restando sino al mattino.

Al mattino, quando mi sveglio, Carl è ancora sotto la tenda. Mi avvicino al computer per fare al volo una cosa e, in questo, decide di andare a farsi quattro passi. Ma prima ancora che io finisca di fare quello che devo è ritornato sotto la tenda e lì riposa tranquillo.

Considerando che il pomeriggio non sarò neppure in casa, decido di cedergli ben volentieri la stanza, non alzando neppure la tapparella (per evitare di infastidirlo nuovamente) e trasferendo tutte le mie attività della giornata in soggiorno.
Carl sembra approvare la mia scelta, godendosi gli spazi più ampli che gli offre la camera allorché il suo solito cantuccio dietro la porta.

Nota di costume: oggi Carl mi offre la sua prima palletta di pelo! Il che è anche sensato visto che da quando ha cambiato collocazione geografica in casa riesce anche ad avere spazio sufficiente per toelettarsi... (prima sarebbe stato decisamente complicato!)
Lo sento rigurgitare e quando vado a vedere la trovo davanti al suo tappetino (lui ovviamente nascosto dietro la tenda). La pulisco con estrema tranquillità e non poca soddisfazione nel vedere che comunque sta bene, e lui resta tranquillo dietro la tenda, a meno di trenta centimetri da me, nel mentre di ciò!
Ottimo!

Come previsto, all'una e mezza esco di casa, solo per ritornare verso le otto. Al mio ritorno a casa, Carl se la gode ancora tranquillo dietro la tenda!

Solo a sera, quando vado in camera al termine della mia solita sessione di disegno, lo trovo in maniera inedita non dietro la tenda ma, addirittura, una una delle pedane del tiragraffi! (... non che lì avrà a restarci poi molto, preferendo riporsi nuovamente dietro la tenda, in mia presenza!)

Primo giorno della seconda settimana!

lunedì 25 maggio 2020

Giorno 7

Il nuovo giorno inizia con un concerto per soli miagolii. Ancora una volta decido di far finta di nulla per evitare di porlo in soggezione, anche se pagherei per capire cosa voglia comunicare con quei miagolii.
Alle 6 mi sveglio al solito e faccio in consueto giro fra pulizia della lettiera e rifornimento del cibo: Carl questa notte ha prodotto e consumato un sacco, lasciando pochi crocchini nella ciotola, solo un pezzetto di ciccia e praticamente niente acqua, e, in cambio, offrendomi una nuova mezza tonnellata di cacchina!
Per la cronaca, durante la giornata, parlando con un'amica, è nata l'ipotesi - dopo praticamente una settimana anche sensata - che i miagolii siano un modo per attrarre la mia attenzione a confronto con qualche esigenza fisiologica (per esempio l'acqua praticamente finita)... così mi riprometto che, a partire dalla prossima notte, eviterò di dimostrarmi indifferente ai miagolii e proverò a rispondergli e a indagare la situazione.

Mentre faccio il mio giro del buongiorno, Carl, manco a dirlo, è dietro la porta del soggiorno. Ma non faccio in tempo a tornare a letto che già lo sento fare «Chomp chomp» e «Crunch crunch».
Tempo due minuti, mentre sono ancora sdraiato a letto a controllare il cellulare, lo vedo fare capolino in camera (!!!).
Sono ancora emozionato per il confronto della sera prima e vederlo lì all'ingresso della camera a osservarmi leccandosi le labbra mi colma il cuore di speranza. Già mi immagino una scena struggente con lui che mi corre incontro e si fa abbracciare e coccolare con sonori «Frrrrrrrrr». Ma, ovviamente, la fantasia galoppa molto più della realtà e, dopo qualche istante di incertezza, Carl decide di avanzare verso la finestra - e la tenda - con passo tranquillo.
Beh... non sarà un abbraccio, ma comunque voglio vederla come un'altra evoluzione positiva del nostro rapporto: è praticamente la prima volta che, in pieno giorno, e in piena luce, decide di approcciarmi lui direttamente, seppur poi rispettando i Decreti di Conte e mantenendo un certo distanziamento sociale.

Per il resto della giornata Carl si insedia, fondamentalmente, al finestrone, abbandonandolo sporadicamente solo per nutrirsi o liberarsi l'intestino.
Solo nel momento in cui mi metto a scrivere al computer decide di cambiare aria, rifugiandosi dietro la porta. E se pur, in un primo momento, la questione mi butta giù di morale, quando poi lo vedo intento a dormirsela alla grossa capisco che, malgrado tutti i progressi nella fiducia, ovviamente abbia ancora a preferire la sicurezza della porta alla tenda per una ronfata di quelle potenti.

Per pranzo esco, a trovare una coppia di amici, e in questo lascio Carl tranquillo a casa dalle 12.45 fino quasi alle 17.
Al mio ritorno, Carl è bello stravaccato sotto la tenda che se la gode di brutto...


... e non posso che essere felice per lui, giacché, almeno, evita di tirare zuccate contro il calorifero ogni volta che si gira.
Decido di fermarmi con lui per leggergli un po' il nostro libro. Lui ascolta, si rigira un paio di volte. Poi si alza, si stiracchia, si fa un po' di toelettatura e, alla fine, decide che ha voglia di fare un giro.

Il lo lascio fare: non corre, cammina tranquillo mantenendo, comunque, rispettose distanze.
Resto in camera ancora un attimo e poi mi alzo deciso ad andare in soggiorno a disegnare. Carl è al centro del soggiorno quando io sbuco sulla porta della camera e si volta a osservarmi.
Come già il giorno prima, per non agitarlo, decido di mettermi subito seduto a terra, sorridendogli e parlandogli quietamente. Carl resta per un attimo dubbioso, poi gira il culo e va verso le ciotole per mangiare... è la prima volta che mangia "davanti" a me.
Io, con molta discrezione, avanzo in modalità possessione demoniaca fino all'ingresso del soggiorno, e arrivo giusto in tempo per vederlo finire lo spuntino e voltarsi, nel cucinino, di nuovo verso il soggiorno.
Io gli parlo tranquillo e, a dimostrare maggiormente di non avere cattive intenzioni, mi sdraio su un fianco, in posizione fetale.
Lui mi osserva un po', poi decide di avanzare e di mettersi ancora un po' sotto il tavolo, come già ieri.
Poi, esattamente come il giorno prima, passa da sopra il divano e sgambetta prima in bagno e poi ancora in camera, a riprendere la posizione dietro la tenda.

Io resto in soggiorno a disegnare e, nelle ore seguenti, lo sento aggredire con entusiasmo il tiragraffi!
Buono... buonissimo! Finora lo aveva considerato pochissimo, e solo quando io non ero in casa!

A sera, quando arrivo in camera per trasferire al computer i disegni, lui non è dietro la tenda, ma addirittura seduto al centro del suo tappetino, fra la cesta nella quale, in teoria, potrebbe avere la sua cuccia (la stessa dove ero andato a mettere la coperta che aveva brevemente usato) e il tiragraffi.
Nel vedermi resta inizialmente lì fermo, poi, quando mi colloco al PC, decide di cambiare aria.

Quando faccio il giro per la buonanotte, lui è dietro la sua solita porta.
Ma non faccio neppure in tempo a spegnere la luce e a coricarmi a letto che lo sento arrivare in camera...
... stanotte ha deciso di stare nella mia stessa stanza!

Settimo giorno.

domenica 24 maggio 2020

Giorno 6

La quotidianità con Carl si sta rivelando sempre di più un’altalena emotiva, che alterna momenti di sconforto a momenti di speranza. Ciò non di meno, poco a poco, le cose sembrano costantemente migliorare.

Dal punto di vista fisiologico, Carl ormai ha trovato il proprio equilibrio: mangia tanto, beve tanto, e rivolta con entusiasmo la sabbietta in tutte le occasioni in cui ne ha bisogno. Predilige certo quando io non sono in casa, ma anche con me a portata di zampa non sembra farsi particolari scrupoli, a patto che, ovviamente, io appai distratto o in altra stanza.
Dopo il successo di ieri, con la medicina, anche oggi tutto è andato bene. E se anche domani tutto andrà bene, una delle due medicine finirà l’applicazione, mentre con l’altra dovremo andare avanti ancora per qualche giorno… ma, almeno per il momento, la cosa non mi preoccupa più, dato che, appunto, l’entusiasmo nel mangiare, bere e andare in bagno non gli manca.

Quello che, ora, inizia a starmi un po’ a cuore è il suo benessere psicologico. Forse vittima, io stesso, di questa quarantena  che sta durando ormai da sessanta giorni e che, in buona sostanza, ancora non ha trovato per molti una reale soluzione (personalmente non sono ancora tornato al lavoro, non ho ancora potuto andare a visitare la mia famiglia, e, in linea generale, non ho ripreso nulla delle attività proprie della mia vecchia vita pre-CoVid); non riesco a sopportare l’idea che Carl possa trascorrere tutto il giorno rintanato in quel buco sotto il calorifero, senza neppure spazio per muoversi. Ogni volta che cerca di girarsi, ogni volta che cerca di lavarsi, lo sento tirare sonore zuccate contro il termosifone… e mi distrugge il pensiero che – cavolo! – avrebbe un’intera casa a disposizione se soltanto fosse un po’ meno cocciuto nel voler restare lì assediato.
Però non posso certamente costringerlo a uscire di lì contro la sua volontà. E, in questo, tutto ciò che posso fare è tentare di guadagnarmi ancora un po’ la sua fiducia.
Dopo l’esperimento iniziato ieri con i premi, oggi mi ripeto. Ma non glieli passo più attraverso i cardini della porta, quanto e piuttosto sdraiandomi a terra e facendo capolino all’imboccatura della porta stessa, per poterlo guardare (… ovviamente non negli occhi, per evitare di porlo in soggezione!) e per potergli, così, allungare i premi, parlandogli e sperando, in questo modo, di associare nella sua mente un pensiero positivo alla mia immagine e alla mia voce.
Il fatto che, tuttavia, ogni volta che allungo la mano lui risponde soffiando, dimostra quanto ancora molto ci sia da lavorare…

Un’evoluzione inattesa, tuttavia, avviene a tarda serata, verso mezzanotte.

Al solito ero in soggiorno a disegnare e, a un certo punto, verso le dieci di sera, Carl decide di voler andare in bagno. Esce dal soggiorno, fa quello che deve e poi si va a rifugiare in camera, dietro la tenda. Io finisco di disegnare e, al solito, passo in camera, per andare a completare l’opera al computer. Carl è molto vicino al computer, ma resta lì fermo confidando nella protezione della tenda.  Quando tuttavia vede che io lì mi ci voglio piazzare, passa quatto quatto sul fronte opposto e approfitta del primo momento utile per sgattaiolare via.
Verso mezzanotte finisco il lavoro e mi preparo per andare a dormire. Vado in soggiorno per bere e per dare la buonanotte a Carl, dando per scontato che lui sia dietro la porta. Ma lui non è dietro la porta, quanto e piuttosto sotto una delle sedie vicino al tavolo!
Vedendomi si blocca, e io mi blocco uguale. Poi sorrido, gli parlo pacatamente e mi siedo a terra, per fargli capire che non desidero fargli del male. Lui resta lì incerto nell’osservarmi: è la seconda volta che si pone in campo aperto a confronto con me, la prima in assoluto alla luce. Restiamo così in stallo per qualche istante. Io penso a quel punto di allungarmi un attimo all’indietro fino ai premi, che disordine mi aveva fatto lasciare a portata di braccio: nel mio movimento, però, lui approfitta per correre verso il cucinino e accennare a rifugiarsi sotto il lavello, dove tutto praticamente ha avuto inizio…

… sconforto totale…

Vederlo tornare al lavello mi riporta a lunedì pomeriggio e, improvvisamente, mi sembra che tutto il lavoro di questi giorni possa essere andato vanificato.
Continuo a parlargli, chiedendogli di non farlo.
Lui si arresta, metà fuori e metà sotto il mobile. E mi guarda.
Io cerco di non perdermi di fiducia, tiro fuori un paio di premi e li faccio scivolare a terra verso di lui, a dimostrazione di buone intenzioni.
Carl si muove verso di me, osserva i premi, ma non è ancora convinto, così si va a mettere vicino al muro sotto il tavolo e continua a guardarmi: è tornato in campo aperto, non avendo il tavolo, certamente, a rappresentare un grande riparo.
Restiamo lì per qualche istante a parlare. E poi Carl, lasciando perdere i premi, si volta e salta sul divano. Sono praticamente certo che stia per buttarsi dietro la porta, quanto, invece, prosegue oltre e torna in camera, malgrado la luce della camera sia accesa.

Bevo, raccolgo i premi e vado anche io verso la camera, individuandolo di nuovo sotto la tenda. Con discrezione gli allungo i premi da sotto la tenda e poi mi metto a letto, spegnendo la luce.
Il suo crunch crunch è l’ultimo suono che sento prima di dormire.

Sesto giorno.

sabato 23 maggio 2020

Giorno 5

Cosa Carl possa aver combinato nell'ultima notte resterà un segreto fra lui e la notte stessa: io, con un po' di stanchezza arretrata, sono crollato così pesantemente da non essermi accorto sostanzialmente di nulla. Così, per quanto mi concerne, potrebbe anche essere venuto a dormirmi in faccia... anche se, francamente, ne dubito.
Le uniche evidenze dell'attività notturna di Carl, al mattino seguente, restano nella sabbietta della sua vaschetta igienica, ancor una volta portata a saturazione fecale in contrasto a ogni principio della fisica tale per cui un gatto tanto piccolo non dovrebbe poter contenere un quantitativo così elevato di cacchina; e nelle ciotole: i crocchini sono praticamente un ricordo, l’acqua è sparita e anche una buona parte dell’avanzo dell’umido è stato archiviato.
E questo è assolutamente positivo, soprattutto nell’ottica di voler procedere, speranzosamente, alla somministrazione delle medicine (… e sarebbe anche ora)!
Così, dopo aver rimesso a posto il bagno, preparo la colazione a Carl ed esco di casa. Per la cronaca lui è asserragliato dietro la solita porta del soggiorno e di lì non offre evidenza di voler uscire.

Dopo l’esperienza del giorno precedente, nel dialogo attraverso la porta, decido di iniziare a provare qualcosa di nuovo. E sempre posizionandomi a terra, accanto al pertugio dal quale lui può vedermi e sentirmi, gli provo a passare un paio di premi, riprendendo poi a leggergli il solito libro.
Ripeto l’operazione ben quattro volte nel corso della giornata. E a ogni nuova iterazione, il tempo che ci mette per decidersi ad aggredire i premi è sempre inferiore.
Scopo dell’esperimento non è quello di creare una sorta di jukebox felino, quanto e piuttosto di riservarmi la speranza di riuscire a corromperlo in qualche modo. Per oggi va bene così, ma domani spostando un po’ il divano, sono intenzionato a provare a sdraiarmi non davanti alla porta ma a lato della stessa, facendo capolino nell’angolo di Carl e provando, da lì, a passargli i premi.

A metà giornata, al solito, esco. E prima di uscire, piazzo la videocamera in modalità time-lapse nella speranza di poter vedere Carl andare a mangiare e, soprattutto, a mangiare le sue medicine!
Al mio ritorno la lettiera è nuovamente sconvolta (!!!) e buona parte del cibo spazzolato via!
Bene… ottimo! OTTIMO davvero!
Non soltanto Carl ha preso la sua medicina, ma anche ha iniziato a convincersi di poter usufruire del bagno anche durante la giornata, e non soltanto alla sera e di notte. Controllo la videocamera, e trovo la ripresa di questa piccola-grande impresa qual premio per la mia costanza…


(Non è bellissimo vederlo finalmente mangiare?!)
(Ovviamente non è il gatto di Flash... semplicemente l'effetto time-lapse, con un fotogramma al secondo, finisce per rendere il video "accelerato"!)


Bravissimo, Carl!

A sera devo uscire per una cena con amici. Carl resta da solo dalle 18.40 circa alle 3 del mattino seguente.
Al mio ritorno a casa, oltre alla sabbietta per aria, all’acqua svuotata, ai crocchini spariti e, importantissimo, a una sostanziale scarpetta fatta nella ciotola dell’umido (quella con la medicina!), trovo un’altra sorpresa…
… un topino giocattolo appeso al suo tiragraffi, non è più appeso, ma giace per terra. Carl ha iniziato a giocare!!!

Per la cronaca, al mio ritorno Carl è nascosto dietro la tenda… e prima di andare a dormire mi riservo il diritto di provare ancora ad approcciarlo con un paio di premi, arrivando quasi a sfiorargli le zampette con la punta delle dita.

Tempo di spegnere la luce, e dal soggiorno sento il suono di un campanello, proprio di un secondo topo giocattolo di Carl!
Oh sì! Carl ha proprio deciso di giocare alla grande!

Quinto giorno.

venerdì 22 maggio 2020

Giorno 4

La terza notte in compagnia di Carl regala grandissime emozioni, molte delle quali posso apprezzare soltanto al mattino per ovvie ragioni.
Innanzitutto, ripercorrendo la strada ormai già segnata, Carl ricorre ancor ampiamente e felicemente alla sabbietta. E questa è cosa buona e giusta.
Poi, scoprendo (non che non la conoscesse... ma non l'aveva mai percorsa prima se non per nascondersi) la strada del cucinino, Carl attacca con gioia i crocchini, svuotando praticamente metà della ciotola. E anche l'acqua cala notevolmente. E anche queste sono cose buone e giuste.
Ma non finisce qui...
Verso le 4 del mattino mi sveglio per via del caldo. E mi rendo conto che Carl si trova all'ingresso della camera, tranquillamente seduto a osservarmi, come fossi il protagonista di un "The Truman Show" in versione felina. Lo lascio fare, salutandolo anche e lui resta lì ancora un poco. Poi si allontana e inizia a miagolare. Non so esattamente cosa voglia comunicare, se sia una sorta di lamento gospel per quanto faccia schifo la sua vita in casa mia, o se sia una qualche preghiera a Bastet per ottenere la mia morte in maniera lenta e dolorosa... però miagola un bel po'. E io resto tranquillo a letto.
A un certo punto, però, è il mio turno di necessitare un giretto in bagno. Così mi alzo tranquillo e trovo Carl seduto al centro dell'ingresso. Lo saluto e gli passo a tipo trenta centimetri di distanza, e lui non si muove, restando lì a guardarmi. Fatto quello che devo, torno in camera e lui è ancora lì. Lo saluto di nuovo e lui, ancora, non reagisce. E mi convinco che sia cosa buona e giusta.
Mi rimetto a nanna, voltato dal lato opposto rispetto alla porta, e dopo qualche minuto lo vedo balzare sul letto, muovendosi verso il mio volto (!) e venendomi a odorare. Io ovviamente resto fermo con gli occhi chiusi fingendo indifferenza e lo lascio fare. E mi convinco che sia cosa buona e giusta.

Al mio risveglio pulisco la sabbietta e ripopolo crocchini e acqua, e, per l'umido, ipotizzo un approccio diverso.
Avendo notato che il giorno prima aveva preferito leccarsi il sughetto ancor prima di mangiare la ciccia, ho fatto un salto al supermercato per animali (oh, già! Esistono interi supermercati per animali con una varietà a dir poco folle di prodotti) e mi sono procurato una confezione di zuppa per gatti (!) e degli straccetti di pollo, così, tanto per provare un po' di varietà.
E in questa nuova mattina insieme, provo a mettere di tutto un po', in piccole dosi, molto brodose, grazie alla presenza della zuppa. Ancora niente medicina oggi: è solo un esperimento... e se si dimostrerà positivo nei propri risultati, allora potrà dare spazio - domani - all'impiego della medicina.

In tutto questo Carl è nel suo rifugio dietro la porta del soggiorno, ora comodamente acciambellato sulla copertina.
Esco di casa per il giro mattutino e al mio ritorno non è cambiato nulla. Poco male.
Per non rischiare di bloccargli le possibilità di movimento, vado a lavorare in camera e dopo un po' lo sento muoversi fino al cucinino... bene! Benissimo!
Un controllo a posteriori rivelerà che si è sbafato tutta la zuppa, lasciando lì la carne, e ancora un po' di crocchini. Mi spiace un po' per la carne... ma il fatto che assuma la parte liquida dovrebbe permettermi di proseguire con il mio "malefico" piano medicale!

Dopo una notte tanto impegnata e una mattina di pappa, Carl decide che il resto della giornata lo dedicherà all'ozio.
In questo si asserraglia dietro la porta del soggiorno, liberandosi tuttavia della copertina. Vabbè... deve decidere lui quello che gli piace o no, in fondo!
A un certo punto, vedendolo lì intento a spiarmi dallo spazietto della porta, decido di provare a sedermi lì accanto per fare due chiacchiere. Non sembra particolarmente entusiasta dell'idea, reagendo con un paio di soffi spazientiti. Ma io resto lì a parlargli tranquillo: so che è presto per cercare di vincere le sue paure, ma se fossi scappato via credo gli avrei dato l'impressione sbagliata, convincendolo che potesse bastare un soffio per farmi arretrare spaventato. E, in effetti, smette di soffiare e mi ascolta abbastanza quieto.

Per tutto il pomeriggio e per buona parte della serata, con me in soggiorno insieme a lui, Carl dormirà. Ma proprio un bel sonno pesante, svegliandosi soltanto di tanto in tanto a rigirarsi e rimettersi a dormire.


Ha un'espressione beata, ma, purtroppo, l'angolo in cui si è posizionato è troppo buio per riuscire a fare una foto decente... come l'esempio di cui sopra testimonia.

Mentre riposa, approfitto anche per continuare a leggergli un po' del libro iniziato il giorno prima... lo continuo a considerare un modo interessante per cercare di porre le basi per un rapporto fra noi, ma forse mi sbaglio. Solo il tempo potrà dirlo!

Alle 22 lascio il soggiorno e Carl accenna a venire a vedere cosa stia facendo per poi fare una capatina in bagno (senza però produrre nulla di interessante) e tornare al suo angolino.
Alle 23 vado a dargli la buonanotte e spengo tutto, con la consapevolezza che, quando io finisco la giornata, lui avrà a iniziarla...

Quarto giorno.

giovedì 21 maggio 2020

Giorno 3

La seconda mattina della mia vita con Carl inizia con una piccola gioia che corrisponde a un'abbondante produzione fecale nella vaschetta igienica.
Sono decisamente sorpreso di quanto da una creaturina così piccola possa essere uscita tanta cacchina: diciamo che, in proporzione, io avrei dovuto produrre un quantitativo simile a quello del primo Jurassic Park...


Da buon coinquilino, pulisco la sabbietta, la spiano e vado a dargli il buongiorno, trovandolo ancora quietamente addormentato dietro la porta del soggiorno.
E qui subentra una nuova, piccola soddisfazione, giacché in luogo ai soliti occhioni sgranati, questa mattina, mi guarda con aria un po' vamp, occhietti socchiusi e sonnacchiosi per la serie: «Ma perché diavolo ti sei svegliato prima delle sette...?!»
Mi convinco che sia cosa buona e giusta.

Dopo due gioie così, speravo di fare l'en plein con la pappa... ma non ho ancora evidenza di sorta che l'abbia toccata.
Dannazione.
Scopo per la giornata: trovare il modo di farlo mangiare...

Nell'umido del giorno prima c'erano ancora le sue medicine e non voglio sprecarle, anche perché le ho in misura contata. Così, nell'ingenuità dell'inesperienza, mi convinco a provare a mettere sopra il vecchio umido il nuovo umido e lo posiziono dietro la porta, nella speranza di invogliarlo a mangiare.
Mossa sbagliata... lo so. (Ora lo so!) Però, come si suol dire, sbagliando si impara.
Durante la prima parte della mattina mi pare un paio di volte fare «Chomp» e «Slap», ma controllando di tanto in tanto la ciotola non ho evidenza di grandi cambi.
A metà mattina mi rendo conto dell'errore tattico e, consigliato da un'amica, decido di buttare tutto nell'immondizia, lavare la ciotola e rimettere soltanto cinque pezzetti di umido, contati, in maniera tale da capire meglio se stia mangiando o no.
Nota: mentre sto buttando via l'umido, noto che è decisamente secco. La cosa mi spiazza, trovando strano che si possa essere seccato in un paio di ore... ma nell'immediato non ci ragiono più di molto.

Piazzo la ciotola con i cinque pezzetti di nuovo dietro la porta. E ancora una volta distinguo chiaramente dei «Chomp» e «Slap».
Mi sporgo per osservare e vedo che i cinque pezzetti di carne sono tutti lì, sparsi in giro nella ciotola, e completamente ripuliti dal loro sughetto.
E allora capisco che il mio gatto è furbo!

Decido di fare un altro esperimento e apro la confezione dei premi. Prendo due premi e tre crocchette e provo a posizionarli a loro volta nella ciotola, per vedere se magari farà la grazia di mangiarli.
Sento chiaramente un po' di «Crunch crunch», ma rimango fermo sul divano (posizionato accanto alla porta) ad aspettare che finisca di mangiare prima di controllare.
E, questa volta, in maniera inedita, è lui che fa capolino da dietro il divano, guardandomi chiaramente con l'aria di chi vuole dirti: «Tutto qui...?!»
Così fa un dietrofront e trotta verso la camera: non corre... trotta tranquillo, lasciandosi osservare con serenità.
Verifico la ciotola. I due premi sono spariti. Il resto è lì!
E allora capisco che il mio gatto è MOLTO furbo!
(In effetti era sparito anche un crocchino, ma nell'immediato non me ne rendo conto)

A metà giornata esco per una passeggiata, utile a godere del fatto di aver comunque ottenuto un piccolo risultato e utile a riflettere sul da farsi.
Prima di uscire Carl era dietro la porta della camera. Al mio ritorno si è trasferito sotto al letto. Sempre in posti riparati... ma in posizioni decisamente più distese rispetto ai giorni precedenti.

Sempre consigliato da una mia amica, procedo con un nuovo piano malefico: prendo la ciotola dei crocchini e, fra i crocchini, nascondo qualche premio. E infilo la ciotola sotto il letto, lasciandolo solo in camera e tornando in soggiorno per continuare con la mia giornata lavorativa.
E un gran  «Crunch crunch» risuona nell'aria!
E mi convinco che sia cosa buona e giusta... con la speranza che non sia TROPPO furbo da mangiare alla fine solo i premi.

Gli lascio i suoi tempi. E alla fine della giornata lavorativa mi appresto a uscire nuovamente. Prima però passo a salutarlo... e non lo trovo!
Non è sotto il letto. Non è dietro la porta. Non è dietro la chitarra o sotto la scrivania. Non è in bagno. Non è in soggiorno. Non è nel cucinino.
Dove accidenti è andato a nascondersi?!

Torno in camera e ricontrollo sotto al letto, nel dubbio che mi possa essere sfuggito.
E lì sento il suo respiro...
Alzo lo sguardo e fisso il computer...


Scoppio a ridere e, a questo punto, verifico la ciotola: ha mangiato! E non soltanto i premi!
Evviva! Evviva! Evviva!
L'ultimo grande blocco (fra i bisogni primari) sta iniziando a essere abbattuto!
Prima di uscire lo saluto di nuovo. Dalla porta della camera si distinguono ora perfettamente due orecchiette sbucare da dietro il monitor...

Al mio ritorno a casa, il gioco del nascondino dura poco...


... nascondiglio poco efficace, a questo giro!

Decido allora di provare qualcosa di nuovo. Prendo un libro, mi sdraio sul letto (a circa un metro da lui) e inizio a leggerlo ad alta voce, per cercare di rafforzare il legame con lui.
L'esperimento sembra offrire i suoi frutti: Carl si rigira un attimo dietro la tenda, poi di sdraia, appoggia il musetto sulle zampine (quelle adorabili zampine con la punta bianca che sembrano dei guantini!), chiude gli occhi e sonnecchia ascoltandomi!
E' un'immagine meravigliosa... e io ho lasciato il cellulare in soggiorno! Dannazione!

Decido di provare a muovermi con discrezione a recuperare il cellulare, per documentare l'evento... ma al mio ritorno Carl ha rialzato la testolina evidentemente infastidito dal fatto che avessi smesso di leggergli la storia!
Proseguo con la storia ancora per mezz'oretta... e poi decido di lasciarlo tranquillo e di andare a pappa.

A sera, al solito, mi metto in soggiorno a disegnare. E a un certo punto sento Carl raspare in bagno!
Ormai la strada per la sabbietta è tracciata e non sembra più avere paura di usarla...

Torno a disegnare. E Carl torna in camera. E lì, evidentemente, ha l'idea sbagliata di tentare di arrampicarsi sullo stendibiancheria.
Ovviamente Carl non conosce gli stendibiancheria e non sa che non sono propriamente stabili... non, per lo meno, per reggere il suo dolce peso felino, magari in precario equilibrio su un lato. E così, tre-due-uno... SBADARANG!
Mi alzo attratto dal frastuono giusto in tempo per vederlo correre via spaventatissimo, tirare una frenata all'ingresso per non venirmi dritto addosso e girare verso il bagno. Povero!
Vado a vedere cosa sia successo. Lo stendibiancheria è a terra. Tolgo tutte le cose lì appese (in effetti erano già asciutte) e ripongo lo stendibiancheria in sgabuzzino, l'unico spazio chiuso a chiave dove Carl non può accedere (per evitare di intrufolarsi in angoli in cui potrebbe rischiare di farsi male). E sistemata la camera vado a vedere in bagno in che condizioni è Carl...

Lo trovo accucciato dietro il gabinetto. Non è esattamente rintanato, è solo lì accucciato e mi guarda con occhietti languidi come a dire: «Lo giuro su Bastet! Non è stata colpa mia!»
Mi accuccio davanti a lui e lui non si ritrae. Mi continua a guardare con aria colpevole. Cerco di tranquillizzarlo a voce e poi vado a prendere ancora un premietto e glielo metto davanti al muso. Non faccio in tempo ad allontanarmi che sta mangiando!

Ore 23: io sono in camera a ripassare i disegni al computer, Carl è in soggiorno seduto davanti a una copertina di pile che ho messo nel suo angolino dietro alla porta per farlo stare più comodo.

Mezzanotte: saluto Carl e vado a dormire, con la soddisfazione di sapere che ha finalmente mangiato.

Terzo giorno!

mercoledì 20 maggio 2020

Giorno 2

Sono passate poco più di dodici ore dall'arrivo in casa di Carl quando ha inizio il secondo giorno.
Un rapido controllo mi conferma che Carl si trova ancora nel rifugio dietro la porta del soggiorno.

Porto via la vaschetta igienica e la ripulisco. Non è tanta roba, però è pur sempre un inizio.
Ricollocata la vaschetta al suo posto in bagno, con la speranza che, durante la giornata, possa decidere di prendere in considerazione anche quell'ultimo ambiente domestico prima ignorato, gli preparo la colazione, con la pappa umida al sapor di salmone a cui aggiungo diligentemente le sue medicine.
Sì... purtroppo Carl ha un po' di raffreddore e gli amici del rifugio L'Albero di Mais si sono premurati di fornirmi tutto il necessario per curarlo, con l'indicazione di darglielo insieme al cibo. Dosi misurate: una medicina per quattro giorni, un'altra per otto giorni.
Preparo il tutto e, con la speranza di incitarlo a fare pappa, gliela piazzo dietro la porta dove si è andato a nascondere.
Mi preparo per uscire una mezz'oretta e Carl approfitta di ciò per scomparire, senza ovviamente guardare il cibo. Sposto quindi la terza ciotola accanto alle prime due (acqua e crocchini) ed esco, con la speranza che un po' di tempo da solo lo aiuti a guadagnare confidenza con l'ambiente.

Al mio ritorno il cibo è sempre al suo posto... e di Carl ancora nessuna traccia.
Guardo dappertutto, non riuscendo a capire dove possa essere finito. Praticamente controllo anche dentro il frigorifero, per quanto possa essere assurdo pensarlo...
Alla fine arriva l'ora nella quale devo iniziare a lavorare (smart working, così come richiesto dall'attuale contesto epidemico) e mi siedo in soggiorno pronto a iniziare la giornata con il dubbio di dove possa essersi cacciato. E' allora che sento il suo respiro, reso un po' pesante dal raffreddore, provenire da qualche parte vicino a me.


Ed eccolo... sempre nel cucinino, ma questa volta non sotto il lavello ma sotto il forno.
Giuro che l'avevo controllato... ma evidentemente per qualche bizzarro incantesimo felino doveva essermi sfuggito!
Felice di sapere dove sia, lo lascio tranquillo e attacco un altro po' di musica felina, alternata a Debussy, giusto per variare un poco.

Il tempo passa. E Carl continua a ignorare il cibo.

Durante la mattina provo a corromperlo con una coperta di pile, e persino con un'unghia di latte opportunamente riscaldato: niente.
Decido quindi di cambiare stanza, lasciando il soggiorno e tornando in camera per offrirgli maggiore spazio di manovra. Ma tutto ciò che alla fine ottengo è che dal forno torna al lavello... e bon.

Alle 12.30 decido di anticipare la pausa pranzo e di correre al negozio di animali a comprare un diffusore per ambiente a base vegetale che possa aiutare il rilassamento del micio. Cioè... in realtà io puntavo ai più classici feromoni, nel merito dei quali mezzo mondo mi aveva offerto consiglio, ma di quello hanno solo ricariche senza diffusori. Così mi si consiglia un prodotto alternativo, non chimico, che dovrebbe sortire lo stesso effetto e che, persino, costa meno.
... e proviamolo!

Torno a casa e attacco immediatamente il diffusore al centro della casa.
Carl è ancora sotto il lavello ad ascoltarsi la sua musica felina.

Pranzo e riprendo a lavorare, sempre in camera da letto.
Noto, forse per la musica, forse per il diffusore, forse per il tempo che passa, impossibile a discriminarsi, che tuttavia Carl sta cambiando un po' postura fisica: invece di essere accucciato, come nelle prime ore, inizia adesso a sdraiarsi un po' lateralmente, in una posizione meno guardinga, più rilassata. E mi convinco che sia cosa buona e giusta!
A fine giornata lavorativa esco di nuovo. E quando torno trovo che Carl ha scelto nuovamente il rifugio dietro la porta, sempre in posizioni rilassate.

Ceno e mi metto al lavoro su alcune strisce a fumetti in soggiorno. E Carl resta quieto dietro la porta.
Terminato il lavoro con la matita, prima, e con il trattopen, poi, lascio il soggiorno per andare in camera, a scansionare le tavole e ad arrangiare il resto del lavoro al computer.
Ed è allora che Carl decide di farmi un'altra sorpresa, uscendo dal suo rifugio e iniziando a girottolare per casa e - attenzione attenzione! - arrivando in bagno dove inizia a fare largo uso della lettiera!
Ottimo! Un'altra barriera è abbattuta!

Sono circa le 23, quando Carl, ancora girottolante per casa, arriva alla porta della mia camera e lì si ferma, osservandomi con discrezione.
Io me ne rendo conto, complice anche un armadio a specchi lì presente, e mi volto verso di lui. E lui resta lì a guardarmi senza scappare. E mi convinco che sia cosa buona e giusta!

Mi rimetto al lavoro e quando vado a dargli la buonanotte, lui è tornato dietro la porta, in una postura decisamente stravaccata.
Così incrocio le dita e spero che, magari, complice la notte, abbia a decidere finalmente anche di mangiare!

Secondo giorno.

martedì 19 maggio 2020

Giorno 1

La mia vita con Carl ha avuto inizio il 18 maggio 2020 qualche minuto prima delle ore 15.

Carl era un ospite del rifugio L'Albero di Mais, di Moncalieri (To).
E' nato randagio il 1 aprile 2019, è entrato per la prima volta in un gattile il 24 giugno dello stesso anno ed è stato trasferito al rifugio il 28 agosto.

Al nostro primo incontro Carl era nascosto all'altezza del soffitto, nella stanza che condivideva con molti altri compagni e compagne di cattività, tutt'altro che intenzionato a fare la conoscenza di chicchessia.
Si potrebbe dire che la mia adozione sia stata un po' un atto di violenza nei suoi confronti, strappandolo "con forza" al gattile. Ma in un'ottica del genere, probabilmente, si potrebbe anche pensare che strapparlo alla strada per metterlo in gattile sia stato un atto di violenza... quindi credo che soprassiederò sulle implicazioni etiche e morali della cosa.
Di certo Carl non era intenzionato a farsi toccare da nessuno. Tanto meno dalle persone che, con tanta pazienza (e un quarto d'ora buono di litigi) sono riuscite ad acciuffarlo e a rinchiuderlo nel trasportino.
Volente o nolente, e soprattutto un po' soffiante, alle 15.30 Carl era rinchiuso nel trasportino. E stava venendo via con me.

Appena collocato il trasportino in auto, ho acceso un po' di musica per gatti, per cercare di tranquillizzarlo un poco (su Youtube se ne trova l'infinito e oltre).
Mezz'oretta di viaggio insieme, con tanto di musica, sono serviti a farlo schiodare dal fondo del trasportino, su cui era spalmato, per farlo avanzare fino alla porta, a osservarmi credo in un misto di curiosità (poca), di paura e di disprezzo (ampiamente).


Appena arrivato a casa, un appartamento di 45 mq al quarto piano, l'ho collocato nel mezzo del soggiorno, aprendo il verandino del trasportino per offrirgli maggiore visibilità sull'ambiente circostante, e, ovviamente, aprendo anche la porta, in direzione dell'ingresso del cucinino, dove acqua e crocchini lo stavano aspettando in bella vista.

L'esitazione di Carl dura meno di tre minuti.

Con un balzo felino (termine quantomai azzeccato nel suo caso), si è catapultato fuori dal trasportino andando prima a beccare un angolo sotto una sedia, giudicato tuttavia non sufficientemente sicuro, per quindi scattare fino al cucinino. Non per la pappa, però, quanto per nascondersi sotto il mobile del lavello e lì trovare rifugio.
Evidentemente in un primo momento, però, neppure quello spazio è stato giudicato sicuro, trovandosi a essere attratto nei confronti di un pertugio esistente sul fondo del mobile, utile per accedere al medesimo... e così, tempo un paio di minuti, di Carl resta solo la punta della coda, in agitazione sotto al mobile.


La scelta, però, non è delle migliori: troppi possibili veleni per un micetto spaventato. L'anta aperta è un deterrente a sfruttare quello spazio come tana, ragione per cui si allontana autonomamente ridiscendendo al piano inferiore e lì stazionando per un paio di ore buone.
In queste due ore, per cercare di tranquillizzarlo, dopo altra musica felina passo ai notturni di Chopin, giusto per variare un poco. Quando, tuttavia, l'anta torna a essere chiusa, l'interesse per il piano superiore torna a essere presente... così subentra la necessità di chiudere il passaggio.
I lavori atti a svuotare il mobile non soddisfano Carl, il quale, a tre ore dall'ingresso in casa, decide quindi di correre fino al lato opposto dell'appartamento, nella camera da letto. E avendo a disposizione molti posti diversi dove nascondersi (fra cui anche il suo tiragraffi e il cliché evergreen del letto) si va comunque a imbucare nell'angolo più scomodo possibile, sotto la scrivania.
Una decisione che anch'egli giudica poco furba, trasferendosi poi al letto.

La sera trascorre con Carl in camera da letto e io in soggiorno. Fino a quando io non vado in camera da letto e, così, lui sceglie di trasferirsi in soggiorno, questa volta puntando al retro della porta, nascosto sotto il calorifero.

Alle ore 23 Carl non ha ancora mangiato, bevuto o fatto bisognini. In effetti non è mai stato neppure in bagno a scoprire di avere una vaschetta igienica e della sabbietta a disposizione.
E così, prima di andare a dormire, decido di portare la vaschetta igienica in soggiorno, sperando che tale collocazione possa incontrare il suo consenso.

Alle 23.30 mi metto a letto. E sento Carl raspare nella sabbietta... OTTIMO!

E' circa mezzanotte e sto per addormentarmi quando, dal lato del letto opposto al mio, Carl si issa sul letto con aria timorosa. Resta per un attimo a fissarmi, cercando di capire se stia dormendo o se sia sveglio (e io fingo di dormire). Zampetta quieto fino alle mie gambe, scende ai piedi e balza giù dal letto.
Passa qualche minuto e un sonoro «Meow» fende l'aria.
Io taccio, continuando a restare ufficialmente addormentato, di spalle verso di lui.
Ed ecco un secondo «Meow».
Io taccio ancora.
E Carl, con movimento discreto, risale sul letto, questa volta alle mie spalle, e viene a respirarmi sul collo, studiando il retro della mia testa e cercando di capire, evidentemente, che strano genere di coinquilino io possa essere...

Primo giorno.