La seconda mattina della mia vita con Carl inizia con una piccola gioia che corrisponde a un'abbondante produzione fecale nella vaschetta igienica.
Sono decisamente sorpreso di quanto da una creaturina così piccola possa essere uscita tanta cacchina: diciamo che, in proporzione, io avrei dovuto produrre un quantitativo simile a quello del primo Jurassic Park...
Da buon coinquilino, pulisco la sabbietta, la spiano e vado a dargli il buongiorno, trovandolo ancora quietamente addormentato dietro la porta del soggiorno.
E qui subentra una nuova, piccola soddisfazione, giacché in luogo ai soliti occhioni sgranati, questa mattina, mi guarda con aria un po' vamp, occhietti socchiusi e sonnacchiosi per la serie: «Ma perché diavolo ti sei svegliato prima delle sette...?!»
Mi convinco che sia cosa buona e giusta.
Dopo due gioie così, speravo di fare l'en plein con la pappa... ma non ho ancora evidenza di sorta che l'abbia toccata.
Dannazione.
Scopo per la giornata: trovare il modo di farlo mangiare...
Nell'umido del giorno prima c'erano ancora le sue medicine e non voglio sprecarle, anche perché le ho in misura contata. Così, nell'ingenuità dell'inesperienza, mi convinco a provare a mettere sopra il vecchio umido il nuovo umido e lo posiziono dietro la porta, nella speranza di invogliarlo a mangiare.
Mossa sbagliata... lo so. (Ora lo so!) Però, come si suol dire, sbagliando si impara.
Durante la prima parte della mattina mi pare un paio di volte fare «Chomp» e «Slap», ma controllando di tanto in tanto la ciotola non ho evidenza di grandi cambi.
A metà mattina mi rendo conto dell'errore tattico e, consigliato da un'amica, decido di buttare tutto nell'immondizia, lavare la ciotola e rimettere soltanto cinque pezzetti di umido, contati, in maniera tale da capire meglio se stia mangiando o no.
Nota: mentre sto buttando via l'umido, noto che è decisamente secco. La cosa mi spiazza, trovando strano che si possa essere seccato in un paio di ore... ma nell'immediato non ci ragiono più di molto.
Piazzo la ciotola con i cinque pezzetti di nuovo dietro la porta. E ancora una volta distinguo chiaramente dei «Chomp» e «Slap».
Mi sporgo per osservare e vedo che i cinque pezzetti di carne sono tutti lì, sparsi in giro nella ciotola, e completamente ripuliti dal loro sughetto.
E allora capisco che il mio gatto è furbo!
Decido di fare un altro esperimento e apro la confezione dei premi. Prendo due premi e tre crocchette e provo a posizionarli a loro volta nella ciotola, per vedere se magari farà la grazia di mangiarli.
Sento chiaramente un po' di «Crunch crunch», ma rimango fermo sul divano (posizionato accanto alla porta) ad aspettare che finisca di mangiare prima di controllare.
E, questa volta, in maniera inedita, è lui che fa capolino da dietro il divano, guardandomi chiaramente con l'aria di chi vuole dirti: «Tutto qui...?!»
Così fa un dietrofront e trotta verso la camera: non corre... trotta tranquillo, lasciandosi osservare con serenità.
Verifico la ciotola. I due premi sono spariti. Il resto è lì!
E allora capisco che il mio gatto è MOLTO furbo!
(In effetti era sparito anche un crocchino, ma nell'immediato non me ne rendo conto)
A metà giornata esco per una passeggiata, utile a godere del fatto di aver comunque ottenuto un piccolo risultato e utile a riflettere sul da farsi.
Prima di uscire Carl era dietro la porta della camera. Al mio ritorno si è trasferito sotto al letto. Sempre in posti riparati... ma in posizioni decisamente più distese rispetto ai giorni precedenti.
Sempre consigliato da una mia amica, procedo con un nuovo piano malefico: prendo la ciotola dei crocchini e, fra i crocchini, nascondo qualche premio. E infilo la ciotola sotto il letto, lasciandolo solo in camera e tornando in soggiorno per continuare con la mia giornata lavorativa.
E un gran «Crunch crunch» risuona nell'aria!
E mi convinco che sia cosa buona e giusta... con la speranza che non sia TROPPO furbo da mangiare alla fine solo i premi.
Gli lascio i suoi tempi. E alla fine della giornata lavorativa mi appresto a uscire nuovamente. Prima però passo a salutarlo... e non lo trovo!
Non è sotto il letto. Non è dietro la porta. Non è dietro la chitarra o sotto la scrivania. Non è in bagno. Non è in soggiorno. Non è nel cucinino.
Dove accidenti è andato a nascondersi?!
Torno in camera e ricontrollo sotto al letto, nel dubbio che mi possa essere sfuggito.
E lì sento il suo respiro...
Alzo lo sguardo e fisso il computer...
Scoppio a ridere e, a questo punto, verifico la ciotola: ha mangiato! E non soltanto i premi!
Evviva! Evviva! Evviva!
L'ultimo grande blocco (fra i bisogni primari) sta iniziando a essere abbattuto!
Prima di uscire lo saluto di nuovo. Dalla porta della camera si distinguono ora perfettamente due orecchiette sbucare da dietro il monitor...
Al mio ritorno a casa, il gioco del nascondino dura poco...
... nascondiglio poco efficace, a questo giro!
Decido allora di provare qualcosa di nuovo. Prendo un libro, mi sdraio sul letto (a circa un metro da lui) e inizio a leggerlo ad alta voce, per cercare di rafforzare il legame con lui.
L'esperimento sembra offrire i suoi frutti: Carl si rigira un attimo dietro la tenda, poi di sdraia, appoggia il musetto sulle zampine (quelle adorabili zampine con la punta bianca che sembrano dei guantini!), chiude gli occhi e sonnecchia ascoltandomi!
E' un'immagine meravigliosa... e io ho lasciato il cellulare in soggiorno! Dannazione!
Decido di provare a muovermi con discrezione a recuperare il cellulare, per documentare l'evento... ma al mio ritorno Carl ha rialzato la testolina evidentemente infastidito dal fatto che avessi smesso di leggergli la storia!
Proseguo con la storia ancora per mezz'oretta... e poi decido di lasciarlo tranquillo e di andare a pappa.
A sera, al solito, mi metto in soggiorno a disegnare. E a un certo punto sento Carl raspare in bagno!
Ormai la strada per la sabbietta è tracciata e non sembra più avere paura di usarla...
Torno a disegnare. E Carl torna in camera. E lì, evidentemente, ha l'idea sbagliata di tentare di arrampicarsi sullo stendibiancheria.
Ovviamente Carl non conosce gli stendibiancheria e non sa che non sono propriamente stabili... non, per lo meno, per reggere il suo dolce peso felino, magari in precario equilibrio su un lato. E così, tre-due-uno... SBADARANG!
Mi alzo attratto dal frastuono giusto in tempo per vederlo correre via spaventatissimo, tirare una frenata all'ingresso per non venirmi dritto addosso e girare verso il bagno. Povero!
Vado a vedere cosa sia successo. Lo stendibiancheria è a terra. Tolgo tutte le cose lì appese (in effetti erano già asciutte) e ripongo lo stendibiancheria in sgabuzzino, l'unico spazio chiuso a chiave dove Carl non può accedere (per evitare di intrufolarsi in angoli in cui potrebbe rischiare di farsi male). E sistemata la camera vado a vedere in bagno in che condizioni è Carl...
Lo trovo accucciato dietro il gabinetto. Non è esattamente rintanato, è solo lì accucciato e mi guarda con occhietti languidi come a dire: «Lo giuro su Bastet! Non è stata colpa mia!»
Mi accuccio davanti a lui e lui non si ritrae. Mi continua a guardare con aria colpevole. Cerco di tranquillizzarlo a voce e poi vado a prendere ancora un premietto e glielo metto davanti al muso. Non faccio in tempo ad allontanarmi che sta mangiando!
Ore 23: io sono in camera a ripassare i disegni al computer, Carl è in soggiorno seduto davanti a una copertina di pile che ho messo nel suo angolino dietro alla porta per farlo stare più comodo.
Mezzanotte: saluto Carl e vado a dormire, con la soddisfazione di sapere che ha finalmente mangiato.
Terzo giorno!
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